Storia del karate
Se siete interessati a saperne di piu' su quella che
è la storia del karate; la diffusione, dove
è nato, le vicende storiche, la sua evoluzione e quella che è
stata la svolta dei grandi maestri, potete trovare tutte le informazioni
in questa pagina.
Vedi anche: Lo stile
Shotokan e quelli che sono stati I
grandi Maestri
La
diffusione del combattimento
La diffusione del combattimento a mano libera avvenne
a Okinawa dal XV secolo con l'invasione cinese durante la quale
vennero vietate tutte le armi per prevenire le rivolte e continuò
anche nel XVII quando l'isola venne conquistata da Shimazu, signore
feudale giapponese, che mantenne il divieto. Per difendersi dal
conquistatore in piccoli gruppi si allenavano clandestinamente
per perfezionare le tecniche di combattimento.
Da questi gruppi, non potendo comunicare, si distinguono diversi
stili (tra i quali lo shuri-te, naha-te, tamorino-te): l'insieme
di questi stili si chiamava Okinawa-te o to-de.
La storia documentata del Karate si divide in tre
periodi principali: il primo si sviluppa tra il XVIII
e il XIX secolo, il secondo durante tutto il XIX secolo e l'ultimo
arriva sino ai giorni nostri.
Nel primo periodo spicca l'opera
del maestro Sakugawa (1733-1815). Il suo nome
significa "mano cinese" e indica la stretta unione che
questo maestro creò tra il Kempo e il
Karate: grazie a lui ed a altri maestri si riesce
a organizzare questa disciplina in un corpo unico passando dal
"te" al "okinawate".
Il secondo periodo vede il nome
di molti maestri concentrati come zone soprattutto intorno al
castello di Shuri e il porto di Tomari: da qui da un ceppo unico
nacquero due stili a seconda del luogo di origine (tomarite
e shurite).
Il terzo periodo vede il passaggio
di molti maestri fondamentali per la caratterizzazione nel karate
moderno. Nel 1900 il valore educativo dell'Okinawa-te fu riconosciuto
e si prese la decisione di insegnarlo nelle scuole.
Ecco i principali:
Gichin Funakoshi (1866-1957),
fondatore dello Shotokan,
Mabuni Kenwa (1889-1952), fondatore
dello Shito Ryu,
Otsuka Hironori (1892), fondatore
del Wado Ryu,
Miyagi Chojun (1888-1953), fondatore
del Goju Ryu.
Il metodo più sviluppato in Italia
è il primo, quello del maestro Funakoshi.
Le dimostrazioni di Okinawa-te di Gichin Funakoshi a Kyoto nel
1916 e a Tokyo nel 1922 ebbero grande successo permettendo a questa
disciplina di ricevere la consacrazione ufficiale nel momento
in cui Funakoshi venne incaricato di insegnarla in alcune università.
Fu questo Maestro ad introdurre il termine di Karate
e a fondare uno degli stili: lo Shotokan. Più avanti egli
aggiunse la nozione di do (che significa via o cammino), effettuando
una trasformazione qualitativa alla pratica della disciplina che
da Karate divenne Karate - do e facendolo accettare dagli altri
maestri.
Infine Funakoshi introdusse nella sua disciplina
la concezione derivante dall'Ekkinkyo, metodo che comprendeva
un addestramento fisico che unisce la pratica di diversi movimenti
all'esercizio della respirazione.
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Okinawa:
L'isola del karate
L'evoluzione del karate è strettamente legata
alle vicende storiche e culturali di Okinawa. Quest’isola, grande
un terzo della Valle d’Aosta, è la principale tra le cento
che formano l‘arcipelago Ryukyu, situato tra il Giappone
e la Cina, nell ‘Oceano Pacifico. Oggi Okinawa è parte
integrante del Giappone. In passato ha vissuto periodi di indipendenza
ed altri di sudditanza ai vicini imperi della Cina e del Sol Levante.
Ricostruire la storia del Karate è un’impresa ardua:
molti documenti che testimoniano i rapporti politicocommerciali
tra Okinawa e la Cina, fondamentali per ripercorrere le tappe
dell‘evoluzione dell‘arte marziale, sono andati distrutti
durante la Seconda Guerra Mondiale. Inoltre, ancora nel nostro
secolo, il karate veniva tramandato segretamente, senza alcuna
testimonianza scritta. Tutto ciò rende problematico rintracciare
documenti che consentano di inquadrare in maniera precisa
l‘evoluzione delle arti marziali nella società di Okinawa.
pochi reperti sinora individuati, comunque, lo sono stati proprio
da ricercatori praticanti il karate.
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Le
vicende storiche
Il 1314 è un anno importante per Okinawa:
le continue lotte tra i diversi clan dell‘isola portano alla costituzione
di tre regni mentre l’economia povera e di pura sussistenza subisce
un notevole mutamento grazie alla riforma agraria, all‘introduzione
degli utensili in ferro e ai primi importanti scambi commerciali
con la Cina, voluti dal re di uno dei tre regni, Satto. I contatti
con il potente impero cinese si trasformano presto in un
rapporto di sudditanza: i cinesi modificarono il nome di Okinawa
in Ryukyu, imposero il pagamento di un tributo come pure
la nomina del re di Ryukyu. Quest’ultimo fatto avrà una
grande influenza nell‘evoluzione del karate: per l‘incoronazione
del nuovo re, infatti, una delegazione cinese composta da 500
tra militari e funzionali civili si stabiliva a Ryukyu per alcuni
mesi, favorendo la trasmissione dei fondamenti dell‘arte da combattimento
a mani nude. Tra li 1372 — anno dell‘incoronazione ufficiale del
re Satto — e il 1866 si succederanno 23 spedizioni. Alla fine
dell‘Ottocento il nome originale di Okinawa verrà ripristinato
mentre quello di Ryukyu indicherà l‘intero l‘arcipelago.
Nel 1392 un gruppo di cinesi si insediò a Kume, villaggio
vicino alla città di Naha. Il gruppo, denominato “l e 36
famiglie”, doveva assicurare il collegamento tra il potere cinese
e quello locale: per cinque secoli restò una comunità
chiusa, fedele alle tradizioni cinesi. Essa si dissolverà,
integrandosi alla popolazione locale, solo nell’epoca Meiji (1868-1912).
I tre regni verranno unificati ne 1429 dal re Sho Hashi, capostipite
della dinastia che governerà Ryukyu fino alla fine dell
‘Ottocento. Il periodo di massimo splendore coinciderà
con la reggenza di Sho Shin (1477-1526), fondatore di uno stato
gerarchizzato e centralizzato che avrà nel castello di
Shuri, costruito nel 1509, la nuova sede del governo. Allo scopo
di evitare l‘insorgere di una qualunque opposizione, Sho
Shin costrinse i capi locali a stabilirsi nell‘area di Shuri,
vietando loro l‘uso delle armi. La leggenda fa risalire la nascita
del karate alla proibizione delle armi e all‘esigenza di contrastare
l‘oppressore straniero; probabilmente ciò non corrisponde
al vero, dal momento che il divieto venne imposto dal re di Ryukyu
per colpire l‘agguerrita classe nobiliare. Si può
invece pensare che questi avvenimenti abbiano favorito l‘evoluzione
dell‘arte del combattimento a mano vuota proprio nelle classi
più elevate, che potevano avere contatti con i delegati
cinesi in visita al castello di Shuri e recarsi in Cina per versare
i tributi. Questo facilitò certamente l‘apprendimento
delle tecniche di combattimento cinesi. Nel 1609, Shimazu, signore
giapponese di Satsumo, invase Ryuhyu prendendo agevolmente il
sopravvento sui locali: l‘esercito di Satsuma, infatti, aveva
in dotazione i fucili, appena introdotti in Giappone, mentre quello
locale poteva fare uso delle armi tradizionali. Shimazu considerava
prioritario il permanere dei rapporti commerciali con la Cina
e dunque il mantenimento dello status quo tra l’impero e Ryukyu.
Il controllo politico dell‘isola passava, però, nelle mani
dei giapponesi: ebbe così inizio un periodo di doppia
dominazione che portò alla perdita dell‘indipendenza di
Ryukyu come pure alla compromissione della sua cultura. I nuovi
assetti politici introdotti dai signori di Satsuma causarono
un mutamento della struttura sociale: alcune famiglie nobili persero
le tradizionali prerogative e si integrarono ai ceti artigiani
e contadini; la pratica dell‘arte di combattimento rimaneva unica
prova della loro antica nobiltà: è probabilmente
in questo modo che l‘arte si diffuse nelle classi povere, benché
pochi siano gli indizi di una tradizione contadina del karate.
Le trasformazioni veicolate dalla rivoluzione industriale occidentale,
indussero, nel 1868, l‘imperatore Mutsushito ad imporre la radicale
svolta politica che prende il nome di “Restaurazione Meiji” e
che pose fine al periodo feudale giapponese. Nel 1879 Okinawa
venne annessa ufficialmente al Giappone, che sul finire del
secolo (1894-1895) combatté e vinse un conflitto contro
la Cina, determinando l‘interruzione dei rapporti tra Okinawa
e l’impero. Il karate aveva raggiunto, nel frattempo, un notevole
sviluppo e con i primi anni del Novecento ebbe inizio la sua diffusione
in tutto il Giappone. Lo sbarco americano sull‘isola e la conseguente
occupazione di Okinawa durante la Seconda Guerra Mondiale (solo
nel 1972 il Giappone ne recupererà il completo controllo),
fecero scoprire il karate agli occidentali creando così
le condizioni per la sua diffusione su scala mondiale che visse
il primo, importante impulso negli anni Sessanta.
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L'evoluzione
del karate
Non è certo se ad Okinawa esistesse una
forma di lotta locale prima dei contatti con la Cina: è
anzi probabile che questo tipo di lotta si sia sviluppata dopo
l‘instaurazione di stabili rapporti con l’impero. Gli abitanti
di Okinawa assimilarono le tecniche del kempo, radicato da
secoli nella tradizione cinese, in maniera frammentaria, adattandole
alle proprie caratteristiche fisiche e culturali fino a ritrasformarle
in un’arte da combattimento diverso. Tra il XV e il XIX secolo,
l‘influsso della Cina allo sviluppo del ‘to-de” (nome con il quale
si definiva all’ora il karate), si esercitò attraverso
due canali principali: l‘arrivo delle delegazioni cinesi in occasione
dell‘incoronazione del re di Ryukyu e i viaggi che i rappresentanti
locali, in maggioranza nobili di Shuri, effettuavano in Cina per
pagare i tributi. Lo durata della loro permanenza variava
da pochi mesi a due anni e consentiva loro di assimilare gli aspetti
del kempo praticato nel nord della Cina, dai nobili di Pechino.
Con il passare del tempo il “to-de” cambiò tanto da assumere
caratteristiche ben specifiche: così lo “Shuri-te”
identificò il karate che, nell‘Ottocento, si praticava
nell’area circostante il castello di Shuri. A Tomari, porto situato
non lontano dalla città di Naha, si sviluppò invece
il “Tomari-te”, scuola affine allo “Shuri-te” tanto da riconfluire,
col tempo, in essa. Contemporaneamente, nella comunità
cinese di Kume, a Naha, si affermava un altro tipo di karate:
il “Naha-te” per l‘appunto. I cinesi di Kume benché da
secoli ad Okinawa, formavano una comunità chiusa, con solidi
legami con le province rneridionali della Cina. Solo dal
1830 la loro arte si aprì ai locali, che la assimilarono
ed integrarono alla propria tradizione. L’introduzione del karate
nelle scuole e la sua successiva diffusione in Giappone, favorirono,
all‘inizio del XX secolo, lo sviluppo di numerosi stili, legati
a differenti maestri. Oggi, i praticanti sono milioni, distribuiti
sull‘intero pianeta: risulta sempre più difficile districare
gli stili esistenti, perché ognuno di essi può subire
variazioni con relativa facilità. Fino a pochi decenni
fa, invece, il karate era circoscritto alla sola Okinawa: i maestri,
pur possedendo caratteristiche particolari, non si ritenevano
esponenti di stili differenti, e ciò consentiva agli allievi
di conoscere vari metodi di insegnamento e di praticare con più
di un maestro. Nel dopoguerra si affermò la classificazione
dei diversi stili di karate: lo Shotokan è, oggi, quello
più diffuso di derivazione “Shuri-te”, mentre il Goyu-ryu
è lo stile più seguito di discendenza “Naha-te”.
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I
maestri della svolta
Molti maestri hanno segnato la storia de karate,
ma quattro di loro, Sagukawa, Sokon Matsumura, Anko Itosu e Gichin
Funakoshi, hanno determinato svolte di fondamentale importanza.
Di Sakugawa, vissuto a cavallo tra il Settecento e l‘Ottocento,
poco si conosce: incerte le date di nascita e di morte, rare
le documentazioni che gli si riferiscono. La fama che lo circonda
è comunque leggendaria e ciò fa supporre che il
suo influsso nell‘evoluzione del karate sia stata notevole.
Di famiglia nobile, fu spesso capo delle delegazioni inviate in
Cina per il pagamento dei tributi; da questi viaggi tornò
con una approfondita conoscenza del kempo. Con tutta probabilità
fu il primo maestro a tentare la sistematizzazione del “to-de”,
termine da lui coniato per individuare l’arte del combattimento
a mano vuota. Sokon Matsumura (1809-1899) fu il primo maestro
a strutturare il karate in maniera organica. Diventato guardia
del re a soli vent’anni, a ventiquattro ottenne l‘eccezionale
privilegio di trasferirsi nella signoria di Satsuma, in Giappone,
dove, nell‘arco di due anni, divenne adepto di spada nella
scuola Jigen-ryu. Ebbe modo d’impratichirsi ne kempo durante i
viaggi delle delegazioni di Okinawa in Cina; è ritenuto
da alcuni allievo di Sakugawa ma mancano, a riguardo, documenti
certi. Il suo karate raggiunse livelli di eccellenza nel sintetizzare
gli elementi tradizionali con quelli della scuola cinese e giapponese.
Viene considerato il caposcuola dello “Shuri-te”. Anko Itosu (1830-1915),
allievo di Sokon Matsumura, introdusse il karate nelle scuole.
in questo modo l‘arte poté essere assimilata da un numero
di persone decisamente più ampio del passato, quando
il karate veniva tramandato in gran segreto e solo ad una cerchia
ristretta di adepti. La capacità pedagogica di Itosu si
riflesse nella grande preparazione dei suoi allievi, moti dei
quali divennero fondatori di stili importanti. Gichin Funakoshi
(1868-1957) fu allievo di Anko Itosu. Fondatore dello stile Shotokan,
negli anni Venti diffuse il karate in Giappone riuscendo ad inserirlo
nel budo, cioè nel complesso delle arti da combattimento
tradizionali. Impresa realizzata non senza difficoltà,
dato che in Giappone lo scetticismo nei confronti di un’arte “straniera”
e priva di tradizioni era profondo. Il valore del karate fu però
riconosciuto, tanto che quest’arte divenne, come judo, kendo,
sumo e aikido una delle materie insegnate nelle università
giapponesi. M0 Gichin fu anche letterato, insegnante, studioso
e, per diletto, poeta; proprio con lo pseudonimo “shoto” (onde
di pino) firmò le sue opere. Quando, mezzo secolo dopo,
in seguito ad una raccolta di denaro tra allievi ed estimatori,
riuscì ad aprire il suo primo dojo a Tokyo, questo venne
chiamato in suo onore Shotokan, cioè la casa di shoto.
Fu proprio in quella occasione, nel 1936, che il maestro stabilì
i requisiti necessari per ottenere gli avanzamenti di grado meglio
conosciuti come “kyu”, cinture colorate, per i principianti
e “dan”, diversi livelli nell ‘ambito della cintura nera, per
gli iniziati. Se oggi milioni di persone nel mondo ricevono dal
karate benefici fisici e morali, lo devono alla piccola Okinawa,
“isola del karate”.
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Lo stile Shotokan
Lo Stile Shotokan è uno
stile di karate, nato dall'incontro di varie arti marziali, codificato
dal Maestro Gichin Funakoshi e da suo figlio, il Maestro Yoshitaka
Funakoshi-
Per saperne di piu', clicca
qui |
I grandi Maestri
Qui sono riportati quelli che possiamo definire
"I grandi Maestri", del karate tradizionale,
ovvero, quelle persone straordinarie che hanno dedicato tutta
la vita al fondare e migliorare quest'arte cosi meravigliosa,
clicca qui. |
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Negli ultimi decenni il karate
tradizionale ha avuto una larga diffusione tra i giovani, nonostante
non appartenga alla cultura occidentale, esso risulta essere una
vera e propria attività sportiva, e apporta numerosi benefici
a chi lo pratica.
Molti medici competenti ed educatori suggeriscono
ai genitori di far praticare ai propri figli questa disciplina
che li aiuta sia a livello fisico, aiutandoli a correggere degli
atteggiamenti posturali scorretti, a causa di mancanza di tono
muscolare, sia a livello mentale, aiutandoli a dare il giusto
valore alle cose, a rispettare gli altri, e ad avere...
continua
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